CRONACA GRESSONARA 2020
RACCONTATA DA FEDERICA E AMBROGIO

A dispetto di un periodo particolare, segnato dal distanziamento sociale, da nuove regole sanitarie, reso triste dai ricoveri, e purtroppo dai tanti lutti, anche quest’anno ci siamo ritrovati a Gressoney. E forse ancora di più degli anni precedenti, Gressoney è stata per noi una parentesi di pace, serenità, vita di comunità, riflessione e condivisione. Non eravamo tantissimi, ma le risate dei bambini risuonavano ugualmente nella sala da pranzo e, sul prato, le partite di calcio hanno animato le giornate di sole e quelle più nuvolose. Ogni sera, la preghiera di Don Emilio ci ha riunito tutti attorno ad un pensiero e all’Ave Maria, una certezza salda nella nostra vita. Ed allora, a dispetto di questo periodo particolare, e perché questo è un periodo particolare, i giorni a Gressoney sono stati ancora più preziosi.

La domenica, abbiamo festeggiato gli anniversari degli sposi: Adriana e Gino, Carmen ed Enrico che hanno rinnovato la loro promessa e il loro impegno, circondati dall’affetto dei loro figli e di tutti noi.

Il 10 agosto, un gruppo eterogeneo di valorosi camminatori si è avventurato sul cammino per la Valle de Loo. C’erano i più piccoli, Pietro e Daniele, accompagnati dal nonno Davide e dal papà Davide. C’era il gruppo dei giovani che hanno corso su per le montagne e hanno raggiunto la meta in pochissimo tempo: Emanuele, Diego, Save – rio, Daniele, Antonella e Gianmarco, seguiti da vicino da Rosario ed Enrico. E poi, più indietro, c’eravamo noi, Luisa, Rosella ed io che, chiacchierando, ridendo e fermandoci a scattare foto, siamo arrivate in cima senza quasi accorgercene. La fatica della salita è stata ricompensata dalla musica della banda che suonava per tutti, dall’allegria che regnava tra i presenti, dalla fermata al ruscello e dall’incontro ravvicinato con le mucche al pascolo. E l’avventura è proseguita quando le nuvole hanno portato la pioggia che ci ha accompagnati sulla via del ritorno. Sotto l’acqua scrosciante, bambini, signore e camminatori provetti sono scesi a valle con prudenza e sono stati accolti con calore dalla comunità di Woald.

Il martedì è stato dedicato agli esercizi spirituali con don Lello ed i giorni seguenti si sono svolti in allegria tra passeggiate, giochi con gli aquiloni portati da Sabrina, pomeriggi oziosi sul grande prato, discussioni scientifiche sulle stelle che illuminavano il cielo. Sarà Venere o Giove, quella stella luminosa che si vedeva sopra la Vecchia? I due campi opposti di “scienziati” non hanno ancora trovato un accordo… E poi, ovviamente, il giovedì tutti al mercato. Ma senza perdere troppo tempo perché siamo stati impegnati nei preparativi del “Festiwald”.

Fra prove di canto, di ballo, repliche di teatro e preparativi per un gioco comunitario, l’effervescenza era palpabile tra le stanze della casa e sul prato di Gressoney. E il risultato è stato degno dell’impegno di ciascuno, piccoli e grandi.

Presentati da un impareggiabile Ambrogio, in gruppo o da soli, il popolo di Woald ha dato il meglio di sé con canzoni, performance artistiche, breakdance, il grande gioco dell’oca di Gressoney e una degustazione di vini portati da Emanuele. E ci siamo talmente divertiti che il “Festiwald” è proseguito nel “dopo-Festiwald” con improvvisazioni di canti senza spartiti.

Abbiamo alternato serate a Woald e serate in paese. Siamo andati ad assistere ad un concerto, alla manifestazione delle guide alpine di Gressoney ed i giovani hanno assaggiato tutte le crêpes proposte dal “Paul Verlaine”.

Durante tutto il soggiorno, siamo stati coccolati da un cuoco sopraffino, Salvatore, che con la sua mitica squadra (Chiara, la regina dei dolci, Emanuele e Daniele, che senza tregua hanno lavato piatti, bicchieri e pentole), ci ha preparato piatti succulenti degni di un ristorante stellato. E mentre ognuno di noi approfittava del soggiorno gressonaro, Willy si affaccendava da mattina a sera perché tutto fosse in ordine e ben organizzato, sotto lo sguardo sereno del nostro Presidente! E poi è arrivata la fine, si parte a piccoli gruppi. Ci salutiamo e promettiamo di rivederci l’anno prossimo. Ci portiamo a casa tutto quello che Gressoney rappresenta per noi.

Come abbiamo detto durante la serata del “Festiwald” Gressoney è pregare, sognare, scalare, abbracciare, giocare a calcio e condividere. È giocare a carte, ridere, ritrovarsi ogni anno, andare a passeggiare in paese, fare compere al mercato, partecipare alla processione dell’Assunta a Ferragosto. Gressoney è un’esperienza di vita che ci è stata trasmessa dai nostri nonni o dai nostri genitori, che ci insegna a crescere e che vogliamo trasmettere ai nostri figli.

Federica Marengo

Quest’anno ci siamo ritrovati come un piccolo gregge, ben unito e partecipe a Woald di Gressoney. Sempre circondati dai nostri santi sacerdoti (don Emilio, don Ferdinando e don Lello) abbiamo trascorso una decina di giornate liete, in amicizia e serenità.
Abbiamo riscoperto, a distanza di sei mesi, il contatto fisico con le dovute cautele, il sentirsi famiglia dopo settimane vissute chiusi nelle nostre case con il solo contatto esterno del telefonino, della TV e delle S. Messe in televisione e in streaming. Ci siamo soffermati sul brano del Vangelo letto da Papa Francesco nella sera del 27 marzo 2020 (Marco 4,35-41): “Maestro non t’importa che siamo perduti?”. È emersa la nostra poca fede. Noi crediamo di avere fede. Ciascuno di noi ha raccontato il proprio stato d’animo, le proprie ansie e preoccupazioni e le tragedie vissute. “Signore, dove sei?” ci siamo chiesti mostrando di avere paura. “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.

Il giorno della festa degli exallievi e degli anniversari di matrimonio, eravamo oltre 60 persone. Abbiamo festeggiato i 50 anni di matrimonio di Adriana e Gino Franco, i 35 di Carmen ed Enrico Lugas ed i 35 anni di ordinazione sacerdotale di don Lello. Le giornate sono trascorse serene e piene di sole, concluse con il “Festiwald” animato dai bambini, canti, balli di break dance, il cantante Morandi sempre allegro e un po’ stonato. Ci siamo salutati domenica 16 agosto dandoci appuntamento alla Casetta di San Domenico Savio.

Ambrogio Zanelotti