Diario autografo a puntate di un viaggio nel nord del Marocco organizzato da Viaggi Solidali, dal 30 dicembre al 5 gennaio appena passati. Viaggio condiviso con altre 12 persone e una guida locale che non si conoscevano prima.
Silvia Falcione, 5 giorno: Meknes.
Sono quattro le città imperiali del Marocco. Rabat, Fes, Marrakech che non vedremo e Meknes.
Unica a ospitare una moschea aperta ai non musulmani dove la guida più simpatica al mondo ci conduce, tra informazioni colte e battute quasi sempre sulle mogli, ma talmente simpatiche che gli perdoniamo di non essersi accorto che siamo quasi tutte donne.
Da Said capiamo come sono organizzate in tre cerchi le città. Il cerchio antico, la Medina. Il cerchio reale e amministrativo con il Palazzo del re. Risale circa al XVII secolo. E il cerchio della città nuova e moderna fuori dalle mura. L’intersezione dei cerchi crea le piazze. Zone comuni di incontri e di scambi.
E poi la Moschea. Spazio di preghiera. Spazio antico che si apre quasi impossibile tra i vicoli della Medina. Ci leviamo le scarpe ed entriamo. Spazio di silenzio e di arte. Maioliche floreali verdi bianche gialle blu ricoprono le pareti.
L’Islam è iconoclasta, non rappresenta né figure umane né animali. Restano i fiori. E i calligrammi del nome di Allah e delle sure coraniche. Fontane per le abluzioni prima della preghiera. Poste al centro delle sale. E una meridiana a scandire i tempi delle 5 preghiere della giornata.
Il muezzin lancia i richiami dal minareto. Lo abbiamo ascoltato ogni giorno. Tappeti morbidi per camminare.
Ma nello spazio sacro dell’ultima sala non si entra. Possiamo solo affacciarci sul sarcofago del fondatore della città che riposa nella penombra.
Fascino d’Oriente misterioso sei racchiuso in un gioiello d’architettura creato per la preghiera corale.
Inshallah!