I MIEI INCONTRI COL VENERABILE DON QUADRIO – don Ferdinando Bergamelli
Si riporta di seguito un estratto della testimonianza personale di don Ferdinando Bergamelli in merito ai 7 incontri avuti con il Venerabile don Quadrio. Al fondo, la possibilità di scaricare la testimonianza completa in formato PDF.
In questa mia testimonianza molto personale sugli incontri che ho avuto il privilegio e la gioia di aver intessuto col Venerabile Don Quadrio nella mia vita, ne privilegio sette.
Il primo incontro: lacrime d’un bambino
La prima volta che ho conosciuto e incontrato il Venerabile Don Quadrio risale a moltissimi anni fa, quand’ero ancora ragazzino (dodici anni). Era il primo di settembre del 1947, quando partii dal paese natio (Nembro–BG) e da casa mia lasciando i miei cari ed arrivai a Penango (Monferrato), nell’aspirantato salesiano. Abituato alle pareti domestiche e al consueto ambiente familiare – non mi ero mai allontanato da casa – mi trovai letteralmente sperduto e spaesato in mezzo a tanti ragazzi (circa centoventi). I primi giorni ero molto triste e sovente, per la nostalgia di casa e della mamma, scoppiavo in un pianto dirotto. Un mattino, a colazione, stavo piangendo e le lacrime scorrevano dai miei occhi lungo le guance fino ad arrivare dentro il caffelatte che avevo davanti. Mi si avvicinò Don Quadrio, che, novello sacerdote, era venuto a Penango, come assistente dei ragazzi durante le vacanze e per un periodo di riposo. Mi colpì subito il sorriso e la tenerezza con cui si rivolse a me: “Come ti chiami? “Ferdinando” risposi con un fil di voce, e cercò di consolarmi e di tirarmi fuori a tutti i costi un sorriso. “Ferdinando – mi sussurrò sottovoce – non devi continuare a rovinare con le lacrime il buon caffelatte che ti sta davanti. Poi continuò in tono confidenziale: «Sai, anch’io, quand’ero piccolo come te, avevo tanta nostalgia di casa e della mamma, quando partii dal mio paese. Ma poi mi è passato. Vedrai che a poco a poco passerà anche a te. Qui troverai tanti amici, fatti coraggio!». Quindi estrasse dalla tasca della tonaca il suo fazzoletto bianco di bucato e mi asciugò le lacrime che mi scorrevano abbondanti dal viso. «Ora però non piangere più!». E venne fuori finalmente un bel sorriso! Queste parole ebbero il poter di frenare il mio pianto di far sbocciare l’ombra di un sorriso sul mio volto! È una piccola cosa, anzi minima, tergere le lacrime a un bambino che piange! Ma il sorriso di don Quadrio in quel giorno lontano mi è rimasto profondamente scolpito nel cuore e mi ha aiutato a superare la nostalgia della casa e della mamma, mi ha fatto sentire un amico vicino e così ho potuto superare quel momento difficile per me (1).
*(1) Aggiungo per completezza che quel momento è stato per me veramente difficile, tanto che alcuni giorni prima avevo scritto una cartolina a casa, dicendo che tutto andava bene, che ero contento… (sapendo che così richiedeva la censura). Però… La cartolina, in bianco e nero, rappresentava il campanile della parrocchia di Penango e ritraeva le campane che, suonando, sporgevano dalla loggia campanaria in nero. Ebbene, sul nero di una campana io avevo scritto a matita – sperando che non venissero scoperte dalla censura – queste parole: «Non ne posso più, venite a prendermi!». Mia mamma, facendo le pulizie di casa, le scoprì, guardando in controluce, e le lesse. Ne fu sconvolta. Decise subito di venirmi a trovare, e partì per Penango. Ella mi fece coraggio dicendomi: «Sforzati, metticela tutta! Se proprio non ce la farai, verso Natale, papà verrà a prenderti». Ma ormai, grazie anche all’intervento tenero di Don Quadrio, avevo superato la crisi.