IL TEMPO DELL’ANIMA – don Emilio Zeni
I tempi dell’anima sono diversi da quelli, talvolta sconnessi e scombinati, del nostro fisico solitamente agitato.
Si racconta di una equipe di giovani esploratori impegnati in una missione scientifica nell’America Centrale. Avevano studiato un programma dettagliato, calcolati i tempi, assunto un gruppo di “portatori”, indios robusti e abituati alla fatica.
Iniziata la marcia, tutto faceva prevedere un’ottima riuscita. Ma al quinto giorno i giovani indios si sedettero rifiutandosi di continuare. Muti, nessuna spiegazione. Non valsero suppliche, promesse di più alti compensi, persino qualche minaccia. Silenzio, accoccolati sulla pietraia, in cerchio. Dopo due giorni, gli indios si alzarono, ripresero il loro carico e insieme si rimisero in viaggio. Spediti e decisi più di prima. Nessuna spiegazione. Per i giovani esploratori un’esperienza nuova e inspiegabile. Solo a missione compiuta uno parlò, a nome di tutti: “Correvamo troppo e non eravamo accorti che le nostre anime erano rimaste indietro; abbiamo dovuto aspettare che ci raggiungessero”.
L’anima, con i suoi tempi, non dovrebbe subire forzature, nella corsa a ostacoli, ogni giorno più faticosa. Ma quando succede l’armonia interiore rimane frantumata, la mirabile unità della persona compromessa.
Di qui l’incapacità a cogliere i valori spirituali che danno senso alla vita, di qui l’insorgere di tanta insoddisfazione nel trascorrere dei giorni, lo scoraggiamento, il non senso, e la devastante idolatria delle cose da fare, per le quali il tempo è sempre poco e la corsa è d’obbligo. E l’anima rimane indietro, con i suoi ritmi non rispettati, sola e dimenticata.
Per dare senso all’esistenza è importante rispettare i tempi dell’anima che assicurano il giusto respiro, profondo e rigeneratore.
Sono i tempi del silenzio e del riposo dove potersi sintonizzare sulle frequenze dello spirito.
Ci sono tempi creati da Dio per recuperare l’incontro con noi stessi. La notte, per esempio, nel silenzio delle cose, al riparo dalle distrazioni. “La notte è il luogo in cui si rifà l’essere, in cui si ritira, in cui si raccoglie e ne esce fresco… la notte è la più bella creazione di Dio”. Così si esprime lo scrittore Pequì. E San Francesco ai suoi frati inviati per le vie del mondo ricorda: ”Abbiamo un eremitaggio sempre con noi… dovunque andiamo, possiamo rientrare in quest’eremo: fratello corpo è l’eremo e l’anima l’eremita che ci abita per pregare e contemplare…”
Ma è certamente la domenica che risponde a quel bisogno di “ricongiungersi con la propria anima”, secondo l’invito di Gesù ai suoi apostoli stanchi dopo le prime esperienze per le vie della Palestina ad annunciare il Vangelo: “Venite a me, in un luogo solitario, a riposarvi un po’”. Un po’ di riposo, ma con Lui. Per poi ripartire, rigenerati.
Può succedere anche a noi, come agli Indios della spedizione, di correre troppo lasciandoci dietro l’anima. Bisogna fermarsi e, nel silenzio, attendere, per ritrovare noi stessi e riprendere il cammino con il nostro carico, verso il compimento della missione affidata da Dio a ciascuno di noi.