Pellegrini sui sentieri dell’anima – don Emilio Zeni

Anche l’anima ha i suoi sentieri, ripidi, sassosi, nascosti. È importante ritrovarli, ripulirli, e dove necessario, deviarli su sentieri sicuri o, se è il caso, chiuderli.  Pellegrinare nella propria anima per conoscerla e renderla accessibile alla Grazia è un impegno di ogni uomo per un cammino sicuro, felice e sereno, nella luce della Verità.

Dice il salmista: “È il Signore che mi conduce ad acque tranquille, mi fa riposare su prati d’erba fresca, mi ridona vigore, mi guida sul giusto sentiero…

Ci sono sentieri tortuosi, tracciati su complicati compromessi e distorte giustificazioni. Essi portano ad una vita ambigua, alla ricerca di ciò che è accomodante al proprio egoismo.

Ci sono sentieri privi di segnali indicatori, sui quali è difficile orientarsi e capire dove si è, dove si va.  Essi portano ad una vita disorientata, a volte tormentata dall’angoscia o persa nella indifferenza, in una esperienza umana e cristiana senza sapore e incolore priva di senso di sé e per gli altri, consumata in quell’anonimato tiepido che, come ricorda l’Apocalisse, suscita persino nausea e rifiuto.

Altri sentieri, comodi e invitanti, portano verso una luce che da lontano incanta: la luce accecante del deserto dove, però, imperversano le tempeste di sabbia o ingannano miraggi di inesistenti realtà.  Delusione e sconforto ne sono l’amaro epilogo.  Leggiamo nel Siracide: “Solo chi è costante nell’amare il Signore non resta deluso…  Ma ognuno troverà ciò che si è costruito“.

Altri sentieri scendono rapidi verso piccoli specchi d’acqua: ma sono solo paludi e umidi canneti.  Non sono queste le limpide sorgenti a cui si riferisce il salmo: “Come la cerva anela alle sorgenti d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio“.

Ma c’è un sentiero tracciato da Dio stesso nella nostra anima reso percorribile fin dal giorno del nostro Battesimo: è l’unico che porta alla Santa Montagna di Dio. Vi salirà: “Chi ha mani innocenti e cuore puro“.  Ha il suo fascino e il suo mistero.  Chi lo percorre conoscerà la fatica ma assaporerà anche l’ebbrezza delle altitudini. Via via uscirà dall’inquinamento delle basse quote e sarà trasportato, come ” su ali d’aquila” verso il sole, su pascoli verdeggianti, alle sorgenti limpide.  Lì incontrerà il Signore, l’eterna Verità, l’Amore senza confini.  La Vita. “I progetti di Dio, afferma ancora il Siracide, per chi crede sono strade diritte…“. È la strada diritta della fede

Se la nostra anima non verrà debitamente preparata e il labirinto spirituale ne occuperà gli spazi invano la grazia tenterà di scendere nelle sue profondità per illuminarla e fecondarla: si perderà sui sentieri sbagliati e rimarrà sterile o sprecata.

È necessario avviare questa operazione di ” bonifica”.  Si tratta, fuori metafora, di riconoscere quanto nella nostra vita è contrario all’annuncio del Vangelo ciò che si chiama peccato, non come lo giudichiamo noi, con le sue vedute corte e miopi, ma come ce lo descrive la Parola di Dio: la massima disgrazia​ e il periodo più pauroso nel quale si può trovare l’uomo: esso distrugge l’Amore di Dio, rende impossibile l’amore al prossimo, vanifica il senso della vita presente e compromette quella futura. Il primo pellegrinaggio da compiere è, dunque, dentro la nostra anima. Forse il più faticoso, ma indispensabile. L’anima, debitamente predisposta all’azione della Grazia, potrà spalancarsi a Cristo e alla sua Chiesa, facendo propria la preghiera del salmista a Dio, Padre di tutti: “Scrutami, Signore, e conosci il mio cuore; vedi se seguo la via del male e guidami sulla tua via di sempre, poiché la lampada ai miei passi è la tua parola luce sul mio cammino“.