Non a tutti si fanno confidenze. Ma quante confidenze ricevute negli anni da allieve e allievi.
L’ultima poco prima di Natale per telefono, anche se non sono più a scuola.
“Prof. mi sono ritirata. Ora lavoro, non ce la facevo più, il clima era insopportabile. Penso che farò il serale“.
Me ne ricordo una avuta da tre bambini di 10 anni quando ero maestra. Tre bambini che per quattro anni di scuola non avevano mai dato problemi, vivaci, curiosi, educati.
Da due mesi sembrava che si fossero coalizzati in una banda di monelli disturbatori delle lezioni.
Non capivamo. Poi la confidenza.
“Sai maestra i nostri genitori litigano sempre, forse si separano, non sappiamo cosa fare“.
Quei tre si erano confidati tra loro e cercavano di aiutarsi dando però molto disturbo in classe.
Si confidando con me, “Non dirlo a nessuno però maestra, è un segreto e non parlare con i genitori, per favore!“, da quel momento tornarono tranquilli.
Non è facile confidarsi, spesso è un salto nel buio, ma è anche un atto liberatorio.
Don Bosco riceveva molte confidenze dai suoi ragazzi, per questo parlava di familiarità.
L’oratorio era come la famiglia che avevano perduto.
E le nostre famiglie? Sono luoghi di familiarità e confidenza?