Storie di donne – Luisa Vigna
Nei primi secoli del cristianesimo le donne, eremite, pellegrine, popolane e regine trovarono una propria modalità di espressione della fede in quanto riconosciute come soggetti attivi, in grado di esprimere attraverso la parola la gioia e il dolore nel rapporto con Dio.
Sul Colle Aventino a Roma troviamo la basilica di S. Sabina, eretta nel 425 sulla casa della ricca matrona del II secolo, contenente le sue reliquie assieme a quelle di altri martiri a lei contemporanei. Della santa si racconta che era una nobile romana data in sposa al senatore Valentino e che fu convertita dalla sua ancella Serapia ; quando questa fu catturata e torturata a morte intorno all’anno 120, in uno dei raduni nelle catacombe in cui i cristiani , per sottrarsi alle persecuzioni, si ritrovavano per pregare, Sabina uscì allo scoperto.
Portata davanti al prefetto Elpidio, che tentò di farla abiurare, la donna rifiutò, ribadendo la propria salda fede in Cristo. Venne quindi condannata a morte per decapitazione. Nella basilica Santa Sabina è raffigurata con libro, palma e corona, secondo l’iconografia più antica. Nella cappella laterale sinistra di Santa Sabina sono affrescate le gesta di S. Caterina, un’altra figura femminile significativa per la vita dello spirito.
Caterina, senese di nascita, venne al mondo in una famiglia numerosa il 25 marzo 1347 e a soli sedici anni entrò a far parte dell’ordine delle terziarie Domenicane o Mantellate, chiamate così per il mantello nero della penitenza e per il saio bianco, simbolo della purezza.
Stando a quanto lei stessa racconta, non frequentò la scuola eppure, da autodidatta, fu in grado di leggere le Scritture e imparò a scrivere dedicandosi inoltre ad un’intensa attività caritatevole verso gli ultimi, in un’Europa dilaniata da pestilenze, guerre e carestie. Senza porsi in conflitto con la gerarchia ecclesiastica e l’istituzione monastica, riuscì a diffondere i suoi insegnamenti teologici e le sue idee politiche.
La sua mediazione fu fondamentale nella risoluzione di situazioni critiche come il ritorno da Avignone a Roma della sede papale e la riappacificazione tra Firenze e lo Stato Pontificio. È straordinario che una donna di origini plebee riuscisse nel lontano XIV secolo farsi ascoltare su temi riguardanti la riforma della Chiesa, sollecitando principi e sovrani europei, con i quali intrattenne una corrispondenza epistolare e ai quali si rivolgeva con un tono di fermo comando, a perseguire la strada della pace.
Morta a Roma all’età di trentatré anni, è patrona d’Italia e compatrona d’Europa.